- 4 carciofi del tipo "mammole"
- 1 limone
- sale
- olio
Ecco una ricetta tipica laziale, direttamente dal ghetto di Roma dove ìè nata. Semplice e buonissima, in qualsiasi altra città o regione ìnon sarà mai la stessa cosa, ma ci potete provare!
Innanzi tutto bisogna pulire i carciofi lasciandoli interi, togliendo ìle foglie esterne più dure,
accorciando e pulendo il gambo e asportando le punte e le spine interne. Via via che li pulite
metteteli in una ciotola con acqua e limone in modo che non anneriscano, altrimenti invece che alla giudia vi verranno all’etnea, neri come la cenere.
In una padella grande mettete abbondante olio e fatelo scaldare. Nel frattempo sgocciolate bene i carciofi, conditeli all’interno con sale e pepe e metteteli sul fuoco: l’olio deve soffriggere e i carciofi si devono dorare da tutte le parti.
Quando saranno teneri, ma non spappolati, accendete il fuoco sotto un’altra padella con un po’ d’olio, dove trasferirete i carciofi a testa in giù e gambo in su, cercando di fare allargare le foglie schiacciandoli un po’, come un fiore con i petali molto aperti. Fateli friggere a fiamma alta per qualche minuto, in modo che diventino dorati e croccanti. A questo punto sono pronti, metteteli su un foglio di carta assorbente e mangiateli ancora caldi.
Se avete un amico disponibile e sfaccendato che si aggira nei paraggi invitatelo un po’ in anticipo e fatevi aiutare a pulire i carciofi, operazione noiosetta e non veloce… Ovviamente poi dovrete invitarlo a cena, ma con tutti i carciofi che gli avrete fatto pulire uno anche per lui ci sarà pure!