De Niro a casa mia si trovava bene perché nessuno gli rompeva i coglioni. A noi non ce ne fregava niente che lui era De Niro: se voleva star lì col gruppone bene, se no poteva andare dove gli pareva. Stava girando c’era una volta in America e aveva la settimana di ferragosto libera. Un amico comune lo aveva portato da noi. Lui parlava bene l’inglese e aveva conosciuto De Niro negli Stati Uniti. Un giorno mi telefona in Sardegna e mi fa:” Ti fa niente se vengo lì con De Niro?” Ma vieni un po’ con chi cazzo vuoi, tanto ci sono tutti. C’è il Bistecca, perché non deve venire De Niro?
Ovviamente bisognava adattarsi. Così De Niro fu messo in camera di Ugo Conti. Per fare posto a lui avevamo spostato il mio amico Fabio, detto Biofa, sul biliardo. Lui dormiva lì, perchè va bene che De Niro doveva essere uno dei tanti, ma in fondo era pur sempre De Niro e qualche agevolazione, per esempio un letto. se la meritava.
Biofa-Fabio. Qui bisognerebbe aprire una piccola parentesi. Frequentando il Derby eravamo venuti in contatto con il famoso mondo delle notti derbiane, che non era fatto soltanto di artisti. Al derby, oltre al pubblico diciamo normale, c’era una serie di avventori fissi davvero speciale.
La vicinanza del locale con l’ippodromo, il fatto che restasse aperto fino a tardi, avevano creato una situazione per cui una serie di personaggi perennemente in bilico tra giorno e notte, tra regolarità e trasgressione, ci aveva piantato le tende. Inutiledire che alcuni tra loro erano tipi eccezzionali. Non avevano nulla di normale, neppure il linguaggio, spesso ereditato o reinventato direttamente da quello della piccola mala milanese,
A poco a pocoimparammo a parlare come loro, con le medesime accezioni colorite e improbabili…